1863 I LAGER LIVORNO CAPRAIA ELBA GORGONA GIGLIO: MERIDIONALI SCHIAVI DI STATO

1863. Se Livorno fu nel primo decennio unitario luogo di arrivo e smistamento di oltre 160.000 coatti, Cagliari e la Sardegna, tutta, furono il luogo di destinazione della imponente massa di meridionali al domicilio coatto. Nel ventennio post unitario si stima che i deportati al domicilio coatto (salvo emerga ulteriore nuova documentazione), possa aver raggiunto un numero tra 240.000 e 260.000. La deportazione interna di civili è testimoniata dal rinvenimento della copiosa documentazione, probabilmente sfuggita in modo del tutto fortuito alla sistematica distruzione ed occultamento di documenti così compromettenti per lo Stato italiano che tutt'ora celebra la sua origine nel Risorgimento. La nutrita corrispondenza tra ministero dell'Interno e le prefetture ha fornito la testimonianza di documentazione occultata da tutta la categoria degli storici ed accademici in 156 anni. La storia vera è emersa in alcune migliaia di documenti, ha aperto una voragine spaventosa e cupa sui "patrioti fondatori dell'unità nazionale". Ora attende una ridefinizione, è inevitabile chiedersi quali interessi hanno le istituzioni attuali, lo Stato, a coprire le verità sepolte, occultate negli archivi del ministero dell'Interno della Sezione 1, Divisione 1, creata da Silvio Spaventa per reprimere con il controllo della polizia politica l'insorgenza meridionale. L'unità d'Italia fu pervasa dall'ossessione hegelista della centralità dello Stato dei fratelli Spaventa, nascondendo dietro le retoriche del mito le peggiori azioni e conseguenze. Per molti versi si seguita ancora nelle rievocazioni risorgimentali aumentando il divario tra un nord prevaricatore e un sud totalmente asservito, politicamente, culturalmente, socialmente dallo Stato centrale, anche alla luce del fallimento del decentramento amministrativo a 150 anni dall'unità. Lavori forzati in miniera e i regolamenti dei lager.

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