Ci diciamo l'oscuro

Di fronte a un’Europa che tace sul genocidio degli ebrei e sulle responsabilità dei tedeschi, di fronte a un’élite culturale che nega l’esistenza del problema fino a macchiarsi di antisemitismo (questa l’accusa rivolta a posteriori al Gruppo 47), Celan viene via via risucchiato dalla propria identità di sopravvissuto, mentre la Bachmann moltiplica le sue personalità per sottrarsi al ruolo di «figlia del carnefice». La vicenda dei due poeti-amanti ha il suo nucleo vitale e segreto nelle sei settimane che Celan e la Bachmann, nella primavera del 1948, trascorrono insieme in una Vienna da Terzo uomo, ancora tutta attraversata dalle ferite della guerra, ma dove la vita, anche quella culturale e artistica, sta rapidamente riprendendo i suoi spazi. Il ventisettenne Paul Antschel (Ancel nella trascrizione rumena), ebreo di Cernovitz (oggi Cˇernivci) i cui genitori sono morti in un campo di sterminio in Ucraina, è arrivato nella capitale austriaca a piedi da Bucarest, dove ha vissuto e scritto e pubblicato per due anni finché lo stalinismo non l’ha sospinto verso Ovest. La Bachmann invece decide poco più che diciottenne di andare a studiare a Vienna, lontano da quella Carinzia e da quel padre che avevano accolto con entusiasmo il nazismo. L’incontro è esplosivo, un fuoco d’artificio di vita e di testi per i due giovanissimi poeti; ma dopo sei settimane di euforia Celan parte per Parigi e i contatti tra loro si fanno presto sporadici e contrassegnati da malintesi.

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