Teatro Ritmico: Declamazioni metronomiche per una o più voci

Nel 1981 studiavo le avanguardie storiche, sotto l’aspetto letterario – Futurismo, Dadaismo, Surrealismo ecc. – e sotto quello musicale: dodecafonia, atonalità, rumorismo ecc. Mi venne in mente un’idea: provare a contaminare i due territori, trattare cioè la voce umana come fosse uno strumento musicale, le parole come fossero suoni, la metrica letteraria come fosse ritmica musicale. Il primo testo a essere sottoposto a tale trattamento fu un “bugiardino”, il foglietto cioè che accompagna i medicinali (non so neanche io perché: quello che mi appariva certo è che non poteva essere un testo letterario). Fu necessario inventare una griglia grafica in cui inserire le parole in modo che anche l’attore non musicista potesse leggere il testo con i corretti accenti ritmici. Nacque così il "Poemetto ritmico-farmaceutico per voce e metronomo".
"Rione Clodio, fuga topografica a 4 voci", ampliò l’esperimento. Qui le voci erano 4 ed entravano una sull’altra secondo i principi musicali della fuga, per poi contrappuntare. Era prevista anche la “stretta” finale.
Il vertice virtuosistico venne raggiunto con "Artusipolifònico", contrappunti gastronomici per 2, 3, 4 voci e triangolo obbligato. Cinque ricette tratte da "La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene", di Pellegrini Artusi, vennero sottoposte a un processo di scomposizione e ricomposizione, le parole frammentate, moltiplicate, sovrapposte. Il metronomo cambiava ad ogni ricetta obbligando gli esecutori a un vero e proprio tour de force.
Una quindicina di anni dopo, in occasione di uno spettacolo della Compagnia del Serraglio, "Café noir", una specie di varietà funebre, aggiunsi un ulteriore episodio: "Lapidario, lapidi tombali per coro senza musica". Stavolta si aggiungeva, al già sperimentato gioco ritmico, un effetto musicale, non obbligato, ma suggerito dal testo e dal gioco dei rimandi vocali.
Pagine dimenticate in un cassetto e ora riproposte integralmente.

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