Teoria e pratica dell'arte d'avanguardia: MANIFESTI - POESIE - LETTERE - PITTURA
- Autore
- Julius Evola
- Editore
- Edizioni Mediterranee
- Pubblicazione
- 11/03/2019
- Categorie
Il presente volume, frutto di anni di lavoro,cerca per la prima volta di fare il punto, non certo definitivo, ma quanto più possibile esaustivo, della fase iniziale (1916-1921) dell’impegno culturale e intellettuale di Julius Evola (1898-1974) riunendo tutta insieme la sua opera artistica come teorico dell’arte d’avanguardia, poeta e pittore in modo da fornire ai semplici lettori, agli specialisti e ai critici italiani e stranieri quanto in precedenza era disperso e introvabile, fornendo così un’immagine finalmente completa e totale dell’Evola artista.
Il volume è stato diviso in quattro sezioni.Dopo un’introduzione generale affidata a Carlo Fabrizio Carli, coordinatore del libro, la prima è dedicata ai manifesti e agli interventi critici anche d’occasione, con la introduzione di Francesco Tedeschi e con molte delle note che Elisabetta Valento redasse per un volume che riuniva quasi tutti questi testi. Articoli, conferenze e manifesti sono quelli del 1916-1921, durante la sua piena attività artistica. Ma poiché Evola intervenne sull’argomento anche in seguito, sono presenti quelli sino al 1931 dedicati alla spiegazione, difesa e superamento dell’arte d’avanguardia. Evola però se ne occupò ancora, in una temperie personale e generale assai diversa: sono gli interventi usciti fra il 1939 e il 1964, riuniti in una addenda. Il testo evoliano più importante è di certo Arteastratta (1920) che proprio per questo viene presentato in riproduzione anastatica, quindi comprendente anche le illustrazioni e le poesie che poi si ritroveranno nelle rispettive sezioni. Un “ritratto dell’artista da giovane” è stato tracciato da Guido Andrea Pautasso ricostruendo l’immagine che di Evola hanno dato i testimoni e i giornali dell’epoca.
La seconda parte è riservata alla sua produzione poetica con introduzione di Vitaldo Conte. Le poesie sono quelle che l’autore decise di riunire, fra edite e inedite, nel volume che Scheiwiller pubblicò nel 1969. A esse ne sono state aggiunte alcune “inedite” che Evola scrisse per Dadaglobe, rintracciate da Guido Andrea Pautasso. Inoltre, in una appendice di Andrea Scarabelli sono presentate le “varianti” di tre poesie poi inserite in Raâga Blanda, che dovevano comparire sul una rivista progettata da Evola stesso e che mai uscì. Il suo titolo doveva essere Malombra e la sua storia viene raccontata in un’altra appendice curata da Emanuele La Rosa che comprende i menabò che egli realizzò per l’occasione, ora conservati presso il Centro Apice dell’Università degli Studi di Milano. L’altro contributo di Evola è La parole obscure du paysage intérieur(1920),la cui brochure anche in questo caso si riproduce in originale.
La terza sezione comprende l’epistolario con Tristan Tzara, il fondatore e nume tutelare del dadaismo, fondamentale per capire il pensiero del giovane artista sino al superamento del dadaismo e il clima dell’epoca, con un’introduzione molto ampia e articolata di Emanuele La Rosa che prende lo spunto dalle missive per ricostruire azioni, intenzioni e ambienti dell’attività evoliana in quel periodo, e una nota di Elisabetta Valento alla cui sagacia si deve la scoperta di queste lettere nel 1989 e la pubblicazione nel 1991. Un’appendice si occupa dell’attività artistica di Evola in Germania nei medesimi anni e riproduce per la prima volta il catalogo della grande mostra che si svolse nel gennaio 1921 alla galleria “Der Sturm” di Berlino, con il commento di Emanuele La Rosa che il documento ha rintracciato. In esso si può leggere l’elenco, sino a oggi inedito, di tutti i quadri lì esposti dal giovane pittore.
La quarta e ultima parte di questo volume è infine dedicata alla sua opera pittorica con la riproduzione di una selezionedei suoi quadri sulla cui autenticità non ci sono dubbi, con la introduzione di Enrico Crispolti, il critico che riscoprì Evola in quanto artista d’avanguardia nel 1963. Un’appendice di Dalmazio Frau esamina un aspetto sempre ignorato dell’Evola artista, quello di grafico e creatore di
Il volume è stato diviso in quattro sezioni.Dopo un’introduzione generale affidata a Carlo Fabrizio Carli, coordinatore del libro, la prima è dedicata ai manifesti e agli interventi critici anche d’occasione, con la introduzione di Francesco Tedeschi e con molte delle note che Elisabetta Valento redasse per un volume che riuniva quasi tutti questi testi. Articoli, conferenze e manifesti sono quelli del 1916-1921, durante la sua piena attività artistica. Ma poiché Evola intervenne sull’argomento anche in seguito, sono presenti quelli sino al 1931 dedicati alla spiegazione, difesa e superamento dell’arte d’avanguardia. Evola però se ne occupò ancora, in una temperie personale e generale assai diversa: sono gli interventi usciti fra il 1939 e il 1964, riuniti in una addenda. Il testo evoliano più importante è di certo Arteastratta (1920) che proprio per questo viene presentato in riproduzione anastatica, quindi comprendente anche le illustrazioni e le poesie che poi si ritroveranno nelle rispettive sezioni. Un “ritratto dell’artista da giovane” è stato tracciato da Guido Andrea Pautasso ricostruendo l’immagine che di Evola hanno dato i testimoni e i giornali dell’epoca.
La seconda parte è riservata alla sua produzione poetica con introduzione di Vitaldo Conte. Le poesie sono quelle che l’autore decise di riunire, fra edite e inedite, nel volume che Scheiwiller pubblicò nel 1969. A esse ne sono state aggiunte alcune “inedite” che Evola scrisse per Dadaglobe, rintracciate da Guido Andrea Pautasso. Inoltre, in una appendice di Andrea Scarabelli sono presentate le “varianti” di tre poesie poi inserite in Raâga Blanda, che dovevano comparire sul una rivista progettata da Evola stesso e che mai uscì. Il suo titolo doveva essere Malombra e la sua storia viene raccontata in un’altra appendice curata da Emanuele La Rosa che comprende i menabò che egli realizzò per l’occasione, ora conservati presso il Centro Apice dell’Università degli Studi di Milano. L’altro contributo di Evola è La parole obscure du paysage intérieur(1920),la cui brochure anche in questo caso si riproduce in originale.
La terza sezione comprende l’epistolario con Tristan Tzara, il fondatore e nume tutelare del dadaismo, fondamentale per capire il pensiero del giovane artista sino al superamento del dadaismo e il clima dell’epoca, con un’introduzione molto ampia e articolata di Emanuele La Rosa che prende lo spunto dalle missive per ricostruire azioni, intenzioni e ambienti dell’attività evoliana in quel periodo, e una nota di Elisabetta Valento alla cui sagacia si deve la scoperta di queste lettere nel 1989 e la pubblicazione nel 1991. Un’appendice si occupa dell’attività artistica di Evola in Germania nei medesimi anni e riproduce per la prima volta il catalogo della grande mostra che si svolse nel gennaio 1921 alla galleria “Der Sturm” di Berlino, con il commento di Emanuele La Rosa che il documento ha rintracciato. In esso si può leggere l’elenco, sino a oggi inedito, di tutti i quadri lì esposti dal giovane pittore.
La quarta e ultima parte di questo volume è infine dedicata alla sua opera pittorica con la riproduzione di una selezionedei suoi quadri sulla cui autenticità non ci sono dubbi, con la introduzione di Enrico Crispolti, il critico che riscoprì Evola in quanto artista d’avanguardia nel 1963. Un’appendice di Dalmazio Frau esamina un aspetto sempre ignorato dell’Evola artista, quello di grafico e creatore di
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