Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario... lei mi crede pianista in un bordello
- Autore
- Jacques Séguéla
- Editore
- Fausto Lupetti Editore
- Pubblicazione
- 02/04/2019
- Categorie
Che cosa significa essere un pubblicitario e come lo si diventa, come si reagisce alla “voce interiore” che chiama a questa vocazione, a questa dannazione nelle fiamme della cosiddetta creatività?
Ce lo racconta con grande brio e verità il più celebre e il più estroso dei pubblicitari della nostra epoca, Jacques Séguéla, il grande comunicatore, nemico della pubblicità americana e difensore di un immaginario che affonda le sue radici nella cultura europea.
Se prima di Séguéla il pubblicitario era considerato un tecnico, un “serio professionista”, dopo di lui acquista il rilievo di nuova e imprevedibile figura dell’attuale panorama culturale. È un “terminale nervoso” che sente le vibrazioni di una società che comunica, vive di immagini e di segni. È un poeta, a suo modo, che da alle merci la valenza dei sogni.
“Questo libro è stato scritto da Ségué per Séguéla. È un libro di memorie. In memoria di me stesso.
Non sbagliatevi sul significato della parola memoria. In letteratura significa che all’autore interessa la vostra memoria.
A forza di fare la gloria dei caffè, degli olii, delle automobili o dei detersivi, i creatori di celebrità sono frustrati dal fatto di essere meno conosciuti dei prodotti che lanciano. Vi parlerò dunque del prodotto che conosco meglio: me stesso.
Perché il pubblicitario non è soltanto un orgoglioso: è anche un narcisista. Giusto riscatto delle merci. L’abitudine di parlar sempre bene delle marche che a tal scopo lo pagano, porta il pubblicitario ad un vizio: vuole che si parli bene di lui. Come Lamennais, il pubblicitario vuole che lo si ami. Selvaggiamente.
Avete tra le mani il libro di un vanitoso che ha tanto bisogno d’amore.
Coraggio.”
Jacques Séguéla
Ce lo racconta con grande brio e verità il più celebre e il più estroso dei pubblicitari della nostra epoca, Jacques Séguéla, il grande comunicatore, nemico della pubblicità americana e difensore di un immaginario che affonda le sue radici nella cultura europea.
Se prima di Séguéla il pubblicitario era considerato un tecnico, un “serio professionista”, dopo di lui acquista il rilievo di nuova e imprevedibile figura dell’attuale panorama culturale. È un “terminale nervoso” che sente le vibrazioni di una società che comunica, vive di immagini e di segni. È un poeta, a suo modo, che da alle merci la valenza dei sogni.
“Questo libro è stato scritto da Ségué per Séguéla. È un libro di memorie. In memoria di me stesso.
Non sbagliatevi sul significato della parola memoria. In letteratura significa che all’autore interessa la vostra memoria.
A forza di fare la gloria dei caffè, degli olii, delle automobili o dei detersivi, i creatori di celebrità sono frustrati dal fatto di essere meno conosciuti dei prodotti che lanciano. Vi parlerò dunque del prodotto che conosco meglio: me stesso.
Perché il pubblicitario non è soltanto un orgoglioso: è anche un narcisista. Giusto riscatto delle merci. L’abitudine di parlar sempre bene delle marche che a tal scopo lo pagano, porta il pubblicitario ad un vizio: vuole che si parli bene di lui. Come Lamennais, il pubblicitario vuole che lo si ami. Selvaggiamente.
Avete tra le mani il libro di un vanitoso che ha tanto bisogno d’amore.
Coraggio.”
Jacques Séguéla
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