L'Arte dell'Altro: Fenomenologia dell’espressione figurativa. Uno sguardo antropologico.

Nella nostra cultura l'espressione figurativa è detta "Arte"; ciò non è valido in tutti i contesti culturali: il movente che ha spinto alla rappresentazione figurativa gli Antichi Egizi non è lo stesso di quello degli Aborigeni Australiani o di un pittore rinascimentale.
Questo testo presenta un’analisi fenomenologica sulla figuratività mediante il metodo contrastivo: analizzando modi reciprocamente altri di esprimere la figuratività, metteremo in evidenza due tipologie coscienziali non riconducibili ad una stessa matrice, due “forme” rappresentative che hanno ben poco in comune.La prima è la coscienza egocentrata che ci caratterizza in quanto occidentali.
E' questa coscienza ad esprimere il concetto di Arte, che deriva direttamente dal concetto di Bellezza degli Antichi Greci.La seconda è detta postura rivelativa, una posizione di coscienza non influenzata dal soggetto-osservatore, una posizione tipica dei popoli mitico-rituali.
Questa coscienza in postura rivelativa non fa Arte, non "rappresenta" il Sacro, ma lo incarna direttamente nella materia: l'immagine non è una rappresentazione, ma la presentazione, la rivelazione diretta in carne ed ossa della figura dipinta.
Queste due tipologie coscienziali non hanno quindi alcun substrato comune, ed effettuare paragoni o etichettarle come reciprocamente "diverse" sarebbe un errore fondamentale.Vedere l'Altro come "diverso" può indurci a cadere in giudizi di relazione, in prese di posizioni pro o contro.
È molto facile credere di vedere nell’altro il matto, il malato o – all’opposto – il santo o il redentore, il “vero” uomo.Affinché lo sguardo antropologico sia trasparente, non "colorato" dalla nostra matrice culturale, è necessaria un'Epoché radicale, uno sguardo senza scelta.

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