Extra Limen

Il protagonista Emanuele imbastisce una straordinaria e singolare amicizia con due personaggi davvero esistiti: Matilde Izzia e il marito, conte Aldo di Ricaldone, quarto indiscusso protagonista è la loro casa, una villa di tufo in falso stile Tudor con finestre a monofora, piantata a poca distanza dall’imbocco delle caverne nel fondo valle. In questo luogo “stregato” e sinistro sono custodite leggende e tesori; qui accadono cose a dir poco misteriose e da brivido.

Sedute medianiche, apparizioni e premonizioni hanno costellato la vita di Matilde Izzia, pittrice di grande talento e nota sensitiva; -Mia zia parlava con i morti- dice oggi la nipote che ha posato come modella per numerose sue tele. Apparizioni e sedute spiritiche si inseriscono in una girandola di avvenimenti mozzafiato, molti dei quali confessati al giovane amico e allievo Emanuele, che è solo un ragazzo, ed è alle prese con cose più grandi di lui e con un’amicizia che andrà oltre la vita.

Gli spiriti che “abitano” nelle caverne della morte di Moleto Monferrato, gli Arabi provenienti da Saint Tropez, che infestavano la zona nel Novecento D.C. e i disertori delle guerre del Seicento che nascondevano il loro bottino in quelle maledette caverne, dopo aver depredato e ucciso, costituiscono l’eccezionale corollario di una vicenda ricca di colpi di
scena.

Ancora oggi una sensazione sinistra e inspiegabile coglie chi transita per la valle del Guaraldi, nel cuore del Monferrato. E’ tutto vero, tutto registrato e documentato in questa storia. A leggere le pagine pare che i defunti non siano del tutto scomparsi ma che guidino ancora avvenimenti e “gli amici” ancora in vita. Episodi paranormali e personaggi singolari si susseguono; e poi ci sono dipinti che improvvisamente compaiono dal nulla, il lungo incontro col grande sensitivo Adolfo Gustavo Rol, a rappresentare uno dei capitoli più gustosi e affascinanti, o la straziante odissea di uno spirito imprigionato dalla madre per troppo amore, nel suo castello, oppure la scena, anch’essa autentica di un esorcismo in piena regola, e anche, per citarne solo alcuni, l’apparizione di un fantasma: una bimba fatta di luce fosforescente con un gran cappello a terrorizzare i viandanti in mezzo alla via. Ma non bastano questi passaggi, c’è ben altro a far da collante alla trama: l’amicizia oltre la vita fra Emanuele e i suoi cari due amici, il grande storico Aldo di Ricaldone, e la pittrice Matilde Izzia (le cui opere da maggio saranno in mostra nel cinquecentesco complesso monumentale di Santa Croce a Bosco Marengo. ) - Ricordami che ti devo fare il ritratto - diceva Matilde al suo giovane amico Emanuele. Ma lui non posò mai per il suo ritratto. Salvo che il dipinto emerge misteriosamente, dopo anni dalla scomparsa dello stesso Emanuele, proprio nelle sale di Santa Croce.

Poteva mancare in questa vicenda un tesoro? Assolutamente no. Un tesoro, infatti, giace, in compagnia di scheletri di uomini e cavalli, in fondo alle caverne, documentato da due epigrafi poste in una chiesa dal conte Mola nel 1600 e decifrate dal conte Aldo di Ricaldone. Egli sapeva molte cose su questa vicenda risalente al culto del dio sole, e costellata di apparizioni di maghe, durante il solstizio d’inverno, in prossimità del Natale. Poltergeist e paurose “presenze” non esattamente umane, presidiano ancora l’ingresso delle caverne...le cronache recenti di giornali e antichi documenti non lasciano alcun dubbio.

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