Come diventai direttore

Come si diventa direttore pur non avendone né la qualità né la velleità? Come è possibile fare carriera e diventare un dirigente pur non facendo nulla per ottenerla? Sono forse i lineamenti del viso, i tratti somatici a determinare la concretizzazione di quella posizione sociale come una sorta di apoteosi dello stereotipo? Oppure è una specie di contrappasso, laddove nella vita non sì è mai voluto diventare anzi si è cercato di avversare l’identificazione del posto di comando? Sta di fatto che in Renato Liprandi, attore torinese, questo passaggio si è realizzato, anche se nella finzione, passando dalle mansioni puramente esecutive dei primi anni di lavoro nelle fabbriche all’interpretazione del direttore di Camera Cafè, Augusto De Marinis.
Un lungo percorso di vita, dalle prime esperienze lavorative alle successive descrivendo situazioni personali e non. Una schietta critica a volte sferzante sui rapporti che sussistono tra chi esercita il comando e chi lo esegue, allargando il campo in altre situazioni dove l’uomo, appena ne ha l’occasione, non può fare a meno di far valere, anche se in minima parte, la sua rivalsa contro il potere.
L’alternanza di situazioni drammatiche e comiche rende questo monologo-racconto variegato nella forma, ma univoco nella sostanza. Una critica autobiografia e una graffiante testimonianza di abitudini e costumi dagli anni sessanta ai giorni nostri.

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