«Sono nel palmo della mano di Dio»: Lettere dal carcere
- Autore
- Madre M. Vojtěcha Hasmandová SCB
- Editore
- Edizioni Studium S.r.l.
- Pubblicazione
- 15/05/2019
- Categorie
A CURA DI SR. REMIGIE ANNA CESIKOVA. TRADUZIONE DI ANEZKA ZAKOVA.
"Madre Vojtecha" non era solo una “suora amorevole”, ma anche una guerriera impavida e una coraggiosa testimone della fede. Quando in carcere cercavano di costringerla a lavorare la domenica seppe opporsi fermamente anche contro i soprusi dei potenti. Al momento del rilascio di prigione scrisse la sua annotazione nel protocollo denunciando coraggiosamente le restrizioni, allora in atto nel nostro paese, dei diritti di libertà religiosa. In virtù di tutto ciò ne, non solo per religiose e religiosi, ma per tutti i credenti di oggi, per la Chiesa di adesso, un vero modello di fede da elevare su un piedistallo affinché possa risplendere e diffondere la propria luce in lungo e in largo. I credenti come lei sono la gloria della Chiesa, sono i suoi martiri bianchi» (dalla prefazione del Cardinal miloslav vlk).
Il 21 gennaio 2013 sono trascorsi 25 anni dalla morte della serva di Dio Madre Vojtecha Hasmandova, avvenuta a Znojmo-Hardiste, e il 25 marzo 2014 è stato ricordato il centenario della sua nascita a Huštenovive, presso Velehrad. Il deciso “sì” alla chiamata alla santità è il leit-motiv della sua vita fin dalla più giovane età. Alla santità esortava anche le sorelle della propria comunità e tutti coloro con i quali entrava in contatto. Visse un duro periodo di incarcerazione, in seguito, poco dopo la conclusione del Concilio vaticano II, ebbe inizio il suo servizio alla congregazione come madre superiora generale, funzione che ricoprì fino all’anno del centocinquantesimo anniversario della presenza delle sorelle borromee in Repubblica Ceca. Il 28 novembre 1996, a circa nove anni dalla sua morte, il vescovo di Brno, Monsignor Vojtech Cikrle, ha aperto il processo della sua beatificazione e canonizzazione.
"Madre Vojtecha" non era solo una “suora amorevole”, ma anche una guerriera impavida e una coraggiosa testimone della fede. Quando in carcere cercavano di costringerla a lavorare la domenica seppe opporsi fermamente anche contro i soprusi dei potenti. Al momento del rilascio di prigione scrisse la sua annotazione nel protocollo denunciando coraggiosamente le restrizioni, allora in atto nel nostro paese, dei diritti di libertà religiosa. In virtù di tutto ciò ne, non solo per religiose e religiosi, ma per tutti i credenti di oggi, per la Chiesa di adesso, un vero modello di fede da elevare su un piedistallo affinché possa risplendere e diffondere la propria luce in lungo e in largo. I credenti come lei sono la gloria della Chiesa, sono i suoi martiri bianchi» (dalla prefazione del Cardinal miloslav vlk).
Il 21 gennaio 2013 sono trascorsi 25 anni dalla morte della serva di Dio Madre Vojtecha Hasmandova, avvenuta a Znojmo-Hardiste, e il 25 marzo 2014 è stato ricordato il centenario della sua nascita a Huštenovive, presso Velehrad. Il deciso “sì” alla chiamata alla santità è il leit-motiv della sua vita fin dalla più giovane età. Alla santità esortava anche le sorelle della propria comunità e tutti coloro con i quali entrava in contatto. Visse un duro periodo di incarcerazione, in seguito, poco dopo la conclusione del Concilio vaticano II, ebbe inizio il suo servizio alla congregazione come madre superiora generale, funzione che ricoprì fino all’anno del centocinquantesimo anniversario della presenza delle sorelle borromee in Repubblica Ceca. Il 28 novembre 1996, a circa nove anni dalla sua morte, il vescovo di Brno, Monsignor Vojtech Cikrle, ha aperto il processo della sua beatificazione e canonizzazione.
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