Gaspare Mutolo: La mafia non lascia tempo
- Autore
- Anna Vinci
- Editore
- Chiarelettere
- Pubblicazione
- 05/09/2019
- Categorie
“Sono un sopravvissuto.
Sono la memoria orale della mafia.”
La vita dentro Cosa nostra
Con una intervista esclusiva al braccio destro di Totò Riina
“Insomma ti sei pentito dei tuoi ventidue omicidi?” Non può più eludere la domanda Gaspare Mutolo. Uomo d’onore di Cosa nostra, guardaspalle del boss palermitano Rosario Riccobono, killer e autista del corleonese sanguinario Totò Riina. Diciannove anni da “operativo” della mafia, decine di estorsioni, minacce, brutali assassini. Nel mentre, la rassicurante quotidianità di una moglie e quattro figli che sanno ma non fanno domande.
Fino alla scelta di dissociarsi, nel giugno del 1992, “perché non pesa ammazzare gente del proprio ambiente”, ma uccidere guardie, magistrati, semplici cittadini sì. Come se ci fosse una mafia “buona”, rispettosa del codice d’onore, e una “spavalda”, assassina, mossa da vendetta per uno Stato non più connivente.
Dopo tanti silenzi, Mutolo cede all’urgenza di parlare e in un flusso di coscienza, arginato nell’ultima parte da nuove, incalzanti domande dell’autrice, ci restituisce la cronaca dall’interno di una delle pagine più buie della nostra storia recente, sfociata nella stagione delle stragi e nella trattativa fra Stato e mafia. “Oggi sono un uomo libero” ammette, in un estremo moto autoassolutorio, da soldato di mafia rimasto solo, dopo la scomparsa della moglie, a confrontarsi con il suo passato.
Sono la memoria orale della mafia.”
La vita dentro Cosa nostra
Con una intervista esclusiva al braccio destro di Totò Riina
“Insomma ti sei pentito dei tuoi ventidue omicidi?” Non può più eludere la domanda Gaspare Mutolo. Uomo d’onore di Cosa nostra, guardaspalle del boss palermitano Rosario Riccobono, killer e autista del corleonese sanguinario Totò Riina. Diciannove anni da “operativo” della mafia, decine di estorsioni, minacce, brutali assassini. Nel mentre, la rassicurante quotidianità di una moglie e quattro figli che sanno ma non fanno domande.
Fino alla scelta di dissociarsi, nel giugno del 1992, “perché non pesa ammazzare gente del proprio ambiente”, ma uccidere guardie, magistrati, semplici cittadini sì. Come se ci fosse una mafia “buona”, rispettosa del codice d’onore, e una “spavalda”, assassina, mossa da vendetta per uno Stato non più connivente.
Dopo tanti silenzi, Mutolo cede all’urgenza di parlare e in un flusso di coscienza, arginato nell’ultima parte da nuove, incalzanti domande dell’autrice, ci restituisce la cronaca dall’interno di una delle pagine più buie della nostra storia recente, sfociata nella stagione delle stragi e nella trattativa fra Stato e mafia. “Oggi sono un uomo libero” ammette, in un estremo moto autoassolutorio, da soldato di mafia rimasto solo, dopo la scomparsa della moglie, a confrontarsi con il suo passato.
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