Clara Schumann nel XXI secolo

L’idea di questo romanzo nasce durante e dopo il recital “Romanticamente” di Lamberto Curtoni (violoncello) ed Elisabetta Piars (pianoforte) durante la Festa Europea della Musica, la sera del solstizio d’estate. Tra le musiche eseguite, resto colpito in particolare da un notturno di Clara Schumann e da una sonata del marito Robert. Conoscendo, a livello critico, le vicende personali della coppia più famosa del romanticismo musicale, penso subito a trasporre ai nostri giorni una storia reale bellissima, dai risvolti anche tragici, fantasticando su come oggi possa rinverdire un triangolo sentimentale: il terzo incomodo è ovviamente Johannes Brahms, altro genialissimo compositore. E lo faccio alla luce delle nevrosi attuali, usando perciò uno stile letterario a mio avviso adeguato, insomma, di proposito, consapevolmente postmoderno, nel senso dei vari piani di scrittura (e di lettura), il quotidiano, l’inventivo e il citazionista, il flusso e il pastiche, confondendo, con altrettanta lucidità, persino gli assi spazio-temporali. È tutta fiction, insomma. Non vi sono riferimenti concreti alle vite vissute da Clara Schumann e dai suo i due uomini, se non qualche cenno biografico all’inizio. Svolgo quindi la trama mediante cinque lunghi fitti dialoghi, alternando i botta e risposta tra una Clara un po’ egocentrica e, da un lato, Robert disperato in manicomio (ancora pazzo d’amore per lei), dall’altro Brahms quasi apollineo nell’esprimersi in versi. Penso inoltre a Clara nel XXI secolo quale artista completa (interprete, compositrice, didatta) che s’interroga sui perché della musica e che si lancia in giudizi tanto brevi quanto severi sull’arte di Robert e di Brahms. Spero che il testo serva alla fine, oltre il puro divertissement, a riflettere sulla vita, con armonia-distacco-semplicità, dove l’amore, grazie alla rievocazione di proposito bislacca, assume per via di tre musicisti incommensurabili, il senso profondo di una morale esistenziale assoluta.

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