L'ira dei vilipesi: Romanzo (Polizieschi con protagonisti gli investigatori Vittorio D'Aiazzo e Ranieri Velli Vol. 1)

“L’ira dei vilipesi” è il primo romanzo della serie “Polizieschi con protagonisti gl’investigatori Vittorio D'Aiazzo e Ranieri Velli”, primo secondo l’ordine delle vicende ma prequel scritto per ultimo. Si svolge nel 1943 e in esso agisce solo Vittorio mentre Ranieri nemmeno viene nominato e, come si potrà dedurre leggendo la successiva opera “Il mostro a tre braccia”, ha dieci anni e vive in famiglia nella sua Torino, senza poter sapere che un giorno sarà l’aiutante del D’Aiazzo. Il romanzo è un affresco storico sociale nonché un poliziesco ambientato a Napoli prevalentemente durante quelle Quattro Giornate in cui la città si liberò da sola dell’occupante nazista. Accanto ai personaggi in carne e ossa è astratto attore, anzi, forse è addirittura protagonista il furore, sia l’ira collettiva che erompe sul campo di battaglia e ha per corollario, da parte vincitrice,stupri e altre bestialità, sia, parallelamente, la collera che s’esprime nella ribellione a privati soprusi impuniti dall’autorità e ormai insopportabili. Se un popolo oppresso può di pieno diritto ribellarsi e insorgere e se, come ammetteva addirittura san Tommaso d’Aquino, è consentito l’omicidio del tiranno quando non ci sia altra via per ritrovare la libertà che Dio stesso ha concesso all’essere umano, è lecito o no uccidere un malavitoso che la giustizia non riesce a raggiungere e colpire, il quale continua ad angariare, sfruttare e uccidere il prossimo entro il proprio quartiere? Chi non avendo altra difesa possibile, ricorra alla difesa estrema è colpevole? E, se sì, fin a che punto? Questo è il dilemma privato che corre lungo il romanzo attraversando la vicenda pubblica della ribellione di Napoli ai tedeschi. La scena si apre sulla morte violenta di Rosa, ricca prostituta e borsanerista già confidente della polizia politica fascista. Gennaro, suo presunto assassino, è fermato e interrogato inutilmente da un ancor inesperto vice commissario, Vittorio D’Aiazzo. Pochissimo dopo, siamo al 26 settembre 1943, s'accende l’insurrezione che passerà alla storia come Le Quattro Giornate di Napoli. Vi aderiscono lo stesso vice commissario e, stranamente liberato dal questore in persona, il presunto assassino di Rosa. Partecipa alla lotta anche la giovane Mariapia che, dopo aver subito uno stupro plurimo da parte tedesca, brama vendetta. Nel corso degli scontri avviene un altro omicidio che, almeno all’apparenza, come già la morte della prostituta, non è attinente alla rivolta: la vittima è un tabaccaio, cugino di Mariapia, che qualcuno ha sgozzato mentre stava defecando, tagliandogli poi i testicoli. I due decessi sembrano a un certo punto collegarsi, ché i defunti non solo erano entrambi legati alla camorra, ma pure ai servizi segreti militari americani O.S.S.

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