L'età del piombo: la fonderia italpiombo di san gavino monreale raccontata in poche parole

Dal libro:

Noi che da piccoli ci avventuravamo fino al muro di cinta est, guardavamo la teleferica che gracchiava avanti e indietro, quasi l’unica forma di vita visibile in tutto l’enigma grigio. Cosa accadesse dentro, dove andasse a finire tutto quello che la teleferica non si stancava mai di portare, era oggetto di supposizioni a cui noi credevamo tanto più quanto più erano irrazionali. Ad un certo punto diventò credenza popolare, ed ebbe una certa diffusione tra la popolazione sotto i dieci anni, che il carbone servisse all’impianto di riscaldamento. Per il resto, quello che accadeva lì dentro era un mistero e noi facevamo di tutto perché restasse un mistero. Il fatto che tutto avvenisse al chiuso, nella penombra di enormi costruzioni, credo che fosse come benzina sul fuoco della fantasia. In un’acciaieria, per dire, gli altiforni sono all’aperto. Li vedi. Qui no. Potevamo sentire i suoni che venivano da dentro, ma questi non spiegavano. Al contrario, alimentavano l’assurdità delle supposizioni. Eravamo disposti a credere qualunque cosa tranne la verità. Se ci avessero detto che il minerale veniva macinato e poi fuso, avremmo lanciato una scomunica. Quello che accadeva in quella penombra doveva essere inconoscibile e, se conoscibile, incomunicabile e, se comunicabile, incomprensibile.

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