Lettere di Babet
- Autore
- Edme Boursault
- Editore
- Adelphi
- Pubblicazione
- 05/12/2019
- Categorie
Babet è una bella diciottenne di famiglia borghese nella Parigi di Corneille e del giovane Luigi XIV. Si innamora perdutamente di un letterato come tanti e comincia ad attirarlo attraverso la schermaglia epistolare. Lui è imbarazzato e ampolloso. Lei ha la perfezione del tono, sembra scoprire una categoria allora ignota – la spontaneità –, pur usando con sicurezza le armi della retorica. L’amore si intreccia attraverso le parole. Gli innamorati si incontrano, più o meno clandestinamente, fra un picnic e una messa. Si sente la felicità dell’avvicinamento progressivo. E qui interviene Nemesi, sotto le spoglie di un ricco mercante normanno, che il padre di Babet vuole imporle come marito. Babet rifiuta – e la sua ultima lettera al pretendente ha una fiera durezza. Morirà a ventiquattro anni in convento, sempre innamorata del suo Boursault.
Tale è la favola che sta dietro questo incantevole libro. Come la Religiosa Portoghese divenne un archetipo amoroso, quasi fosse esistita altrove che sulla carta; così anche Babet merita di entrare nel Cielo della Passione: è l’immagine stessa dello slancio, della freschezza e della dedizione, ma senza nulla di quella melensaggine che l’Ottocento associerà a ciò che è spontaneo. Babet sa di latino, ragiona con piena maturità, sconfigge in concettosità l’innamorato. Ma non ha «vergogna di confessare» il suo amore e non raccomanda neppure all’amato di restarle fedele mentre entra in convento per mantenere intatta l’immagine adolescenziale e fanatica dell’amore che si era costruita.
Parte dell’ampio epistolario di Boursault, le «Lettere di Babet» furono riunite e pubblicate isolatamente già nel Settecento.
Tale è la favola che sta dietro questo incantevole libro. Come la Religiosa Portoghese divenne un archetipo amoroso, quasi fosse esistita altrove che sulla carta; così anche Babet merita di entrare nel Cielo della Passione: è l’immagine stessa dello slancio, della freschezza e della dedizione, ma senza nulla di quella melensaggine che l’Ottocento associerà a ciò che è spontaneo. Babet sa di latino, ragiona con piena maturità, sconfigge in concettosità l’innamorato. Ma non ha «vergogna di confessare» il suo amore e non raccomanda neppure all’amato di restarle fedele mentre entra in convento per mantenere intatta l’immagine adolescenziale e fanatica dell’amore che si era costruita.
Parte dell’ampio epistolario di Boursault, le «Lettere di Babet» furono riunite e pubblicate isolatamente già nel Settecento.
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