BRIGANTI E BRIGANTESSE IN PIEMONTE: Fuorilegge banditi e ribelli (i quotidiani)
- Autore
- Mario Reviglio
- Editore
- Il Punto PiemonteinBancarella
- Pubblicazione
- 09/12/2019
- Categorie
Sulle strade polverose del Piemonte personaggi le cui scelte malavitose furono dettate talvolta dalla povertà o da difficili condizioni sociali, ma che spesso agirono in modo spietato al solo fine di accumulare ricchezze.
Mario Reviglio ha compiuto una scelta interessante, più letteraria che propriamente storica. Ha realizzato un racconto scorrevole, nato intorno alle vicende dei briganti più famosi e brigantesse: donne spietate che combatterono con coraggio, accanimento e crudeltà identici a quelli degli uomini...
I briganti, così come l’autore ce li presenta, non sono solo degli avversari della legge, ma uomini e donne che, con le loro gesta, raccontano la storia del nostro paese. Sulle strade polverose del Piemonte il lettore incontra un autentico brigante piemontese: Giuseppe Mayno della Spinetta, sedicente Re di Marengo e Imperatore delle Alpi, che si celava nel bosco della Frascheta alle porte di Alessandria.
Troviamo Branda de’ Lucioni, che non è propriamente un bandito, ma un eversivo, ci si imbatte nell’efferato omicida Francesco Delpero, si incontra Pietro Artusio, un crudele delinquente di metà Ottocento, che seppe trasformarsi in “collaboratore di giustizia” ottenendo una forte riduzione della pena: fu punito con soli cinque anni di carcere, poi ridotti a tre. Un giudizio molto diverso da quello che toccò al bel Mottino, il bersagliere, brigante gentiluomo che faceva sognare le donne e che morì giustiziato per mano del famoso boia Pietro Pantoni.
Il percorso tracciato tocca poi brigantesse, una specie rara, che dev’essere cercata anche nel sud della penisola. Un esempio per tutti è quello di Maria Capitanio, entrata in una banda criminale per amore di un giovane operaio diventato brigante e poi rivelatasi durissima combattente contro le truppe regolari del Regno d’Italia.
Il romanzo del banditismo fuorilegge non si esaurisce con i tempi più lontani, ma si collega ad una realtà più vicina a noi; la «mala» ne rappresenta un’evoluzione moderna, dove però si sente una certa nostalgia di quei briganti del tempo che fu.
Mario Reviglio ha compiuto una scelta interessante, più letteraria che propriamente storica. Ha realizzato un racconto scorrevole, nato intorno alle vicende dei briganti più famosi e brigantesse: donne spietate che combatterono con coraggio, accanimento e crudeltà identici a quelli degli uomini...
I briganti, così come l’autore ce li presenta, non sono solo degli avversari della legge, ma uomini e donne che, con le loro gesta, raccontano la storia del nostro paese. Sulle strade polverose del Piemonte il lettore incontra un autentico brigante piemontese: Giuseppe Mayno della Spinetta, sedicente Re di Marengo e Imperatore delle Alpi, che si celava nel bosco della Frascheta alle porte di Alessandria.
Troviamo Branda de’ Lucioni, che non è propriamente un bandito, ma un eversivo, ci si imbatte nell’efferato omicida Francesco Delpero, si incontra Pietro Artusio, un crudele delinquente di metà Ottocento, che seppe trasformarsi in “collaboratore di giustizia” ottenendo una forte riduzione della pena: fu punito con soli cinque anni di carcere, poi ridotti a tre. Un giudizio molto diverso da quello che toccò al bel Mottino, il bersagliere, brigante gentiluomo che faceva sognare le donne e che morì giustiziato per mano del famoso boia Pietro Pantoni.
Il percorso tracciato tocca poi brigantesse, una specie rara, che dev’essere cercata anche nel sud della penisola. Un esempio per tutti è quello di Maria Capitanio, entrata in una banda criminale per amore di un giovane operaio diventato brigante e poi rivelatasi durissima combattente contro le truppe regolari del Regno d’Italia.
Il romanzo del banditismo fuorilegge non si esaurisce con i tempi più lontani, ma si collega ad una realtà più vicina a noi; la «mala» ne rappresenta un’evoluzione moderna, dove però si sente una certa nostalgia di quei briganti del tempo che fu.
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