La piccola Fadette (Le Grandi Scrittrici)
- Autore
- George Sand
- Editore
- Neri Pozza
- Pubblicazione
- 12/06/2014
- Categorie
Anni dopo,quando sono ormai adolescenti, il padre decide che Landry, il più forte e maturo dei due, dovrà andare a servizio presso la tenuta dei Caillaud, in un borgo vicino.
Landry si rassegna all’idea di dover partire da casa. Sylvinet, il più fragile, non riesce tuttavia ad accettare che le loro vite debbano prendere strade diverse.Il suo affetto per Landry è così esclusivo e morboso che, quando il fratello lontano da casa si invaghisce della piccola Fadette, una ragazzina del borgo della Cosse, Sylvinet è divorato dalla gelosia.
La Fadette è una piccola vagabonda che gli abitanti del borgo giudicano con un po’ di disprezzo – la considerano brutta, sporca e dispettosa,tanto da soprannominarla «il grillo» – e un po’ di timore, soprattutto per via di quelle voci che corrono sul conto della nonna, un’esperta guaritrice le cui pratiche sono viste come un incrocio di sapere e stregoneria.
La ragazza, invece, benché sia capace di rispondere per le rime a chi la provoca con malizia, ha un carattere mite e generoso: non avendo nulla, si accontenta di poco per essere felice, insegna ai suoi coetanei i rimedi per curare ferite e malanni e rispetta tutte le creature, soprattutto quelle che considera brutte come lei.
Ecco allora dipanarsi i fili di una triplice educazione sentimentale in cui gli inquieti desideri di Landry, Sylvinet e della piccola Fadette si scontrano con i pregiudizi di un mondo in cui «quando due o tre
persone ne perseguitano un’altra, tutti vogliono immischiarsi, scagliarle la pietra addosso e parlar male di quest’ultima senza nemmeno sapere il perché».
«Dei centotrenta romanzi di una delle scrittrici più prolifiche della storia della letteratura, La piccola Fadette è forse il più amato e il più incantevole, proprio perché Sand lo aveva concepito, con “l’immensa tenerezza del suo genio”, su un doppio rimpianto:contemporaneamente il rammarico della rivoluzione perduta e la nostalgia dei vecchi mondi che finiscono».
Daria Galateria
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