Il Circolo Swedenborg

Chi è realmente Ermete Lunati Eudòxios, il protagonista di quest'ultimo romanzo di Carlo Sgorlon? Un uomo che insegue idee bizzarre e che crede di essere in rapporto con forze remote dell'universo? Qualcuno che non si trova a casa nel mondo di oggi e per questo pensa di modificarlo con la forza del suo pensiero? Un benefattore idealista che sa intervenire al momento opportuno nella vita degli altri? Come spesso avviene nei romanzi di Sgorlon, il personaggio attorno a cui ruota l'intera storia possiede una natura anomala e inafferrabile, manifesta un atteggiamento di protesta e di ribellione nei confronti del mondo e dei suoi luoghi comuni. Quella di Ermete è però una ribellione dolce e assolutamente pacifica, una ribellione che si manifesta attraverso idee e teorie filosofiche. Dopo una breve pratica come ufficiale su un grande transatlantico che va a fuoco (e che lui salva con intuito e abilità), e grazie a una immensa fortuna economica ereditata dal padre, Ermete fonda insieme alla donna amata, la rumena Octavia, una singolare comunità di pensatori che si ritrovano a vivere, come monaci medievali, in una abbazia del Norditalia. Qui, in nome di uno spiritualismo sincero, nasce il Circolo Swedenborg, che prende nome dal grande scienziato e mistico svedese del Settecento. Attirati dalla teosofia e dalle scienze occulte, lettori di Mircea Eliade e di Gioacchino da Fiore, gli adepti del circolo desiderano aprire uno spiraglio sui segreti del mondo, in contrasto con il materialismo che intacca la vita di oggi. Si trovano così a fronteggiare inimicizie e contrasti per poter difendere le idee che vengono rese pubbliche attraverso la rivista "Arcana Mundi", redatta e composta soprattutto dalle donne che gravitano intorno al protagonista e ne appoggiano il progetto con le loro virtù intellettuali e paranormali, Octavia, Sabina ed Elisa. Ermete porta nel suo nome il ricordo del dio greco che unisce il mondo degli uomini con quello degli dei, il visibile con l'invisibile, il dio dei passaggi, e incarna quello spirito mercuriale che, secondo Jung, caratterizza la mobilità del pensiero e la leggerezza con cui vincere la vischiosità del mondo reale. Grazie a questa leggerezza e all'intuito che gli permette di risolvere i momenti di crisi, suoi e degli amici, Ermete riesce a condurre fino in fondo un progetto intellettuale ispirato a un'ipotesi semplice e radicale, che mette in crisi la razionalità dell'Occidente. In un romanzo che si può leggere come un testamento ideologico, e come un'allegoria dei dissidi del pensiero, Ermete è l'ultima invenzione di Carlo Sgorlon, uno scrittore che non si trovava a casa sua nel nostro tempo e scriveva anche per modificarlo.

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