Fata Morgana

La notte dell'ultimo giorno dell'anno, il protagonista di questo racconto lungo decide di attraversare lo Stretto, su una semplice barca a remi, con l'intento di dimenticare una donna e riscoprire se stesso.

Da questa idea, ripresa da un progetto poi non realizzato di uno spettacolo teatrale dello stesso autore, Piero Olmeda riprende alcuni dei temi che hanno fatto del romanzo breve “La Bellezza e la Bestia” un'opera dal fortissimo impatto emotivo. Non c'è limite, in queste pagine che a tratti sconfinano nella poesia, alla volontà di scendere nei pozzi più oscuri dell'animo umano, così come di salire verso le vette della felicità di esistere. Olmeda, pagina dopo pagina, cammina in equilibro sull'asta della scrittura, senza paura dell'abisso di melodramma verso cui potrebbe cadere.

Il protagonista attraversa lo Stretto e arriva alla meta percorrendo una specie di cerchio, dove il senso del viaggio è il percorso e l'arrivo è solo apparentemente uguale alla partenza.

Ma qual è il senso di questo percorso? La trama si apre verso molteplici interpretazioni: è un viaggio personale per dimenticare una donna e vivere una nuova vita? Oppure rappresenta il viaggio di tutti gli uomini dalla nascita verso la morte? La donna del racconto rappresenta una donna reale o è il simbolo di ciò che la vita ci impedisce di raggiungere? Come in tutte le opere letterarie che riescono a suscitare un interesse i significati si raddoppiano e si moltiplicano senza fine.

La particolarità strutturale del racconto è l'utilizzo della tecnica del flash-back insieme a quella del flash-forward (resa celebre da una recente serie televisiva e da un noto romanzo di Philip Dick). Il protagonista ad un certo punto ricorderà il passato così come “ricorderà” il futuro, anzi vedrà di fronte a sé l'albero infinito del possibile. Non è una tecnica nuova, ma qui viene applicata in modo inedito ad un'opera dal chiaro contenuto letterario e non di evasione.

Sorprendente infine è la capacità di Olmeda di portare avanti la trama con continui colpi di scena, nonostante la profondità della scrittura. Così come ne “La Bellezza e la Bestia” ogni piccolo capitolo è una sorpresa, fino alla studiata ambiguità del finale. Mentre leggerete questo libro sarete lì anche voi su quella barca che sta attraversando il mare in un percorso che è del protagonista, dell'autore e anche di voi stessi. Per ognuno il viaggio sarà un viaggio diverso.

Ci fermiamo qui per non togliere al lettore il piacere della scoperta. Buona lettura!



Dal capitolo 12:

“...Con il passare dei minuti la velocità della voga aumentava con regolarità, la barca che fendeva l'acqua non più a strappi ma con un movimento quasi regolare, senza alcuna deviazione, perfettamente dritta nella sua traiettoria. Se qualcuno avesse potuto vederlo dall'alto, avrebbe visto un'immensa distesa di buio senza apparenti confini attraverso la quale un'ombra appena più chiara, una minuscola mosca sul punto di annegare, un granello di luce lieve, un'escrescenza improbabile, procedeva diritta lasciando una leggerissima scia bianca dietro di sé.

Il silenzio attorno era totale. Solo il pensiero esisteva, come tante piccole luci che si accendevano e si spegnevano nell'assoluta solitudine...”



Dal capitolo 18, una parte di un flash-forward:

“...La morte scese, dolce come la primavera dell'infanzia, un lieve accenno di sorriso a un angolo della bocca, timida, pietosa come mai era stata una madre, lo strinse a sé calda come zucchero, gli sussurrò parole inudibili dietro l'orecchio che lo fecero rabbrividire come mai un'amante aveva mai fatto. Lo strinse così forte che diventò lui stesso, B. ricambiò la stretta così disperatamente che divenne lei stessa, il due diventò uno, l'amore impossibile diventò vero, ed amaro come il frutto delizioso della conoscenza..."

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