Antonio Canova (1757-1822) e l’arte de’ suoi tempi

L'arte italiana, verso la metà del secolo XVI, era stata vinta dall'antichità classica; e la sua natura male traspariva sotto il peso delle corazze e degli elmi, il viluppo delle clamidi e dei pepli. Non parlava più nell'idioma di Dante, non diceva nella lingua del popolo; perchè dai fòri, dai templi, dalle terme una folla di statue era uscita come una fuga di bianche ombre a inaridire il suolo toccato dai loro calzari.

Segnala o richiedi rimozione

Condividi questo libro

Recensioni e articoli

Aggiungi una recensione

Aggiungi un articolo

Non ci sono ancora recensioni o articoli

Altri libri di Adolfo Venturi

Antonio Canova e l'arte de' suoi tempi

Antonio Canova e l'arte de' suoi tempi di Adolfo Venturi E-text

Dall’incipit del libro: "L’arte italiana, verso la metà del secolo XVI, era stata vinta dall’antichità classica; e la sua natura male traspariva sotto il peso delle corazze e degli elmi, il viluppo delle clamidi e dei pepli. Non parlava più nell’idioma di Dante, non diceva nella lingua del popolo; perchè dai fòri, dai templi, dalle terme una folla di statue era uscita come una fuga di bianche ...

Antonio Canova e l'arte de' suoi tempi

Antonio Canova e l'arte de' suoi tempi di Adolfo Venturi Passerino

Antonio Canova (Possagno, 1º novembre 1757 – Venezia, 13 ottobre 1822) è stato uno scultore e pittore italiano, ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo in scultura e soprannominato per questo «il nuovo Fidia». Figlio di Pietro, scalpellino di professione, e di Angela Zardo Fantolini, Canova svolse il suo apprendistato a Venezia. Nel 1779 si trasferì a Roma, e qui risiedette per il ...

Antonio Canova e l'arte de' suoi tempi

Antonio Canova e l'arte de' suoi tempi di Adolfo Venturi Bauer Books

L’arte italiana, verso la metà del secolo XVI, era stata vinta dall’antichità classica; e la sua natura male traspariva sotto il peso delle corazze e degli elmi, il viluppo delle clamidi e dei pepli. Non parlava più nell’idioma di Dante, non diceva nella lingua del popolo; perchè dai fòri, dai templi, dalle terme una folla di statue era uscita come una fuga di bianche ombre a inaridire il ...