I SIMBOLI NEL RITRATTO

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I SIMBOLI NEL RITRATTO
Autore
MAURIZIO CHELLI
Pubblicazione
02/10/2019
Categorie
Il ritratto nasce nell'antica Grecia con Lisippo che scolpisce i volti di Filippo il macedone, di suo figlio Alessandro Magno, di Socrate e di Aristotele, e trova la sua completa affermazione nell'arte romana con un realismo che non ha precedenti. Dopo la caduta dell'impero romano, nel periodo paleocristiano e poi bizantino il ritratto ha un ruolo marginale come tema assestante e la stessa cosa accade nel Medioevo, è un elemento all'interno di dipinti che rappresentano cerimoniali di corte, come dimostrano i ritratti di Giustiniano e Teodora nei mosaici di S. Vitale, a Ravenna, oppure all'interno di scene religiose per identificare il committente come testimonia il ritratto di Enrico degli Scrovegni, nel Giudizio Universale dipinto da Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova. Nel Rinascimento il ritratto riacquista la sua centralità e ha la sua massima fioritura sviluppando due tipologie, quella del ritratto psicologico, che vuole sostanzialmente indagare il carattere e l'interiorità del personaggio raffigurato, e quella del ritratto celebrativo che invece vuole celebrare il ruolo, il potere, lo status. A queste due tipologie se ne aggiunge una terza che è quella del ritratto matrimoniale che il futuro sposo faceva realizzare e poi donava alla futura sposa e che rappresentava quest'ultima, o che la futura sposa faceva realizzare per donarlo al futuro sposo e che rappresentava quest'ultimo. Rispetto ai secoli precedenti troviamo un arricchimento del repertorio dei simboli come piante, fiori, frutti, ortaggi, animali, insetti, oggetti, particolari del corpo oppure gesti delle mani .

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