Raffaello Foresi (Portoferraio 1820 - 1876). All’isola d’Elba è ed è stato un personaggio molto conosciuto: a lui è intitolato l'Istituto di studi superiori di Portoferraio; a lui è attribuita la scoperta dell’Età della Pietra nell’Arcipelago Toscano; a lui si deve la formazione di una meravigliosa raccolta di minerali e reperti archeologici oggi visibile -un po’ smembrata- in vari musei toscani; ma se pronunciato a Firenze il suo nome non dice molto. Eppure Raffaello Foresi ha vissuto per quasi trenta anni fra Firenze e Portoferraio, e la sua vita non fu così riservata e distante dagli ambienti culturali e scientifici dell’epoca. Purtroppo il Foresi amava scrivere in vari periodici e spesso con vari pseudonimi, e morendo improvvisamente in giovane età, forse non è riuscito -per quanto si dicesse che avrebbe avuto intenzione di farlo- a raccogliere la sua produzione letteraria in volumi organizzati come molti personaggi dell’epoca fecero. Le pubblicazioni più conosciute sono relative all’ultima fase della sua vita, quando, mentre si dedicava anima e corpo alla raccolta dei minerali dell’Isola d’Elba, si imbatté in dei manufatti lapidei che, una volta riuniti e studiati, propose all’Esposizione Universale di Parigi del 1867 come sicura testimonianza della presenza nell’Arcipelago Toscano della preistoria umana.Mario, il figlio di Raffaello, dopo la morte del padre, contribuì in forma anonima alla pubblicazione di un volume contenente una raccolta di suoi scritti; scelse un titolo molto significativo -Dalle carte di un morto- e aggiunse l’introduzione di Renato Fucini: ma questi scritti sono solo pensieri e minute di missive che purtroppo hanno subìto manomissioni importanti. Anche se rendono l’idea del pensiero e della morale di Raffaello, l’averle distolte dal contesto senza l’indicazione del destinatario e del periodo di vita in cui l’autore le appuntò, ha causato il difetto di renderle prive di quella parte intima e personale che più avvicinerebbe il lettore al vero Raffaello. D’altra parte però, come vedremo, nella vita di Raffaello ci furono anche delle ombre che il figlio e il Fucini pensarono opportuno non stigmatizzare: la mente e il cuore di Raffaello in questa raccolta escono fuori, l’altro all’epoca era meglio tacere.I vari articoli di persone al lui vicine che dopo la sua morte improvvisa vennero pubblicati per rendergli omaggio -primo fra tutti quelli del figlio Mario, ma anche altri di Renato Fucini, o in seguito di Nello Toscanelli- hanno il merito di presentarci un quadro generico molto chiaro di chi fosse Raffaello Foresi, quali fossero le sue idee, e quale il suo pensiero; tuttavia hanno lo svantaggio di non farci percepire l’aria privata di Raffaello, l’evolversi dei suoi sentimenti e l’erompere delle sue passioni, il motivo del tormento che spesso pervadeva la sua anima, le cause di quella tristezza e di quel disincanto che a volte troviamo nelle sue parole.L’aver invece raccolto la corrispondenza con persone note -e ascrivibile a un periodo preciso-, un suo scritto proposto e presentato in un ambito ben definibile, i dati che emergono dai censimenti o dagli archivi, ha un fine ben diverso e un’intenzione particolare: mostrare il Raffaello che parla di sé e far capire a chi e perché siano state dette certe cose, in quel luogo e in quel determinato momento. E poi c’è dell’altro: c’è il regolare scorrere della sua vita, i suoi interessi, le sue battute, il suo muoversi nella società fiorentina dove ancora oggi -senza che minimamente alcuno ne abbia il sospetto- dovrebbe essere legato il suo nome a certe opere.Non si può negare il valore dei tanti studi e dei tanti articoli apparsi fino ai nostri giorni: tutti servono a confermare che Raffaello è stato ed è importante, ma la maggior parte -non tutti però- si sono basati su quanto era già stato pubblicato da e su Raffaello Foresi, ma non su quanto si trova nascosto nei fondi di biblioteche, nei musei e negli archivi, e in collezioni private.
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