Trionfi di donna
- Autore
- Alfredo Panzini
- Editore
- La Poligrafica
- Pubblicazione
- 06/10/2014
- Categorie
Tutte le notti, finchè le stelle dell'Orsa non piegavano sul mare, il giovane dottor Bonòra, assistente alla cattedra di fisiologia nell'Università di X***, mi intratteneva con ricca e geniale eloquenza intorno ai più curiosi e riposti fenomeni dell'anima, ricavandone le ragioni dai segni e dalle corrispondenze che sono nella materia: e la sua dottrina era così fresca di giovanezza e tanto persuasiva che io in quei tempi — in cui godevo di eccellente salute e bevevo copiosamente al fresco — mi sentivo convertire, mal mio grado, al più deplorevole materialismo.
Eppure — oh, contraddizione! — non mai come in quei giorni azzurri che trascorsi vivendo in ozio e secondo natura sulla spiaggia di S***, al mio spirito triste avvenne di pregare Iddio così sinceramente perchè l'oggi non trapassasse tanto veloce. Questa la ragione: poche volte mi era accaduto di vivere così bene nello spazio di ventiquattro ore da dolermi che il giorno fosse finito.
Il sole, poco dopo che le stelle dell'Orsa erano cadute, radiava sul campo del mare con tanta solenne magnificenza che l'anima mia triste diceva: «O Signore, che non ti sveli, o solo ti sveli a chi ti comprende e ti sente dalle tue meravigliose opere, grazie del giorno azzurro e dell'aere pura che tu mi dai: fa che esso volga tardi e senza dolore al tramonto!» Giacchè sono secoli che il buon Dio ci offre gratis questi spettacoli meravigliosi del sole, del mare, della luce ed è molto se qualche poeta ogni tanto ringrazia in nome della rimanente umanità il Donatore di tanta gioia.
Il mio amico dottore non ringraziava nessun Iddio, ma anche lui sentiva il bisogno dì ringraziare alcun che, alcuna cosa.
Bisogna vivere secondo natura, in libertà completa, in ozio completo per sentire tutta la felicità di esistere, tutta la riconoscenza al Donatore della vita, tutto lo sprezzo per le infinite, faticose, tormentose opere umane.
— Dottore, considerate se non fosse meglio per l'umanità virar di bordo: abolire tutto, codici, leggi, convenienze, colletti, scarpe, orari, libri e tornare allo stato naturale!
— E i figli dei vostri figli tornerebbero ancora a coprirsi di un tout-même di pelame come i progenitori di Eva, e a divorarsi letteralmente a vicenda. Studiate le leggi dell'evoluzione!
Ma queste caotiche e inconcludenti questioni non si ponevano se non alla sera, bevendo al fresco, con la luna che al confine del mare stava preparando la sua toilette di perle e di brillanti per uscire vaga ed errante pel cielo.
Al giorno si trattavano argomenti più ovvii e della circostanza.
Perchè la spiaggia era popolata da molte femine, alcune vaghissime e giovani: esse ambulavano per la spiaggia d'oro, coi capelli sciolti, stillanti ancora dal bagno dell'onda marina: strane monache, coperte solo del bianco sajo dell'accappatoio.
In mezzo a quelle donne trascinanti dietro a sè, e lor malgrado, imagini impure, folleggiano schiere di bimbi che al respiro del mare e al bagno del sole — purità meravigliose — domandavano la conferma della salute per il domani della loro vita.
Uno spirito arcadico avrebbe trovato modo di paragonarli a numerosi Cupidi fra molte Veneri.
Alcuni uomini, giunti al tempo quando cadono le foglie dall'albero della vita, bevevano il Nirvana dell'azzurro senza confine e si affissavano nel lento andar delle navi e delle vele bianche. Torsi ignudi di giovani spingono lance e battelletti in mare o si rincorrono lunghesso il lido. Ricordavano spesso negli atti il Discobulo ellenico di Mirone.
Tale la vita della spiaggia.
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