Libro Café
Il mensile di Lupo Alberto 413: novembre 2019
C'era una volta il diario, quello a cui con dare i pensieri, le emozioni, i ricordi. Pagine scritte con la penna, che permetteva di seguire un'idea prima che il pensiero, così veloce, ne fornisse un'altra, e chiuse con il lucchetto, nascoste tra i libri o in fondo al cassetto, dove a nessuno sarebbe venuto in mente di guardare. Perché i sentimenti dovevano restare segreti. Adesso, nell'era digitale, tutto è diventato visibile. Senza discrezione, senza pudore. Qualsiasi cosa viene scritta sui social, spesso distorta dalla fretta di raccontarsi, di prendere la parola, di apparire, in un bisogno compulsivo di quell'attimo di protagonismo in cui sei tu al centro dell'attenzione. Anche se stai riprendendo la tua corsa folle in autostrada e lo schermo fissa il tuo ultimo attimo di vita. Anche se uccidi il tuo più caro amico e corri a scrivere che hai fatto una sciocchezza. Aberrazioni a cui siamo arrivati senza neppure capire come e perché, anche se basterebbe solo fermare un attimo quella maledetta mano che si accosta alla tastiera, e mettere in funzione il cervello e capire a quali danni stiamo andando incontro. Basterebbe solo un attimo, e cominceremmo a salvarci.
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