Alla ricerca del tempo perduto

«La qualità di Proust» scriveva Virginia Woolf «è l'unione dell'estrema sensibilità con l'estrema tenacia. È resistente come il filo per suture ed evanescente come la polvere d'oro di una farfalla.» Su questa sensibilità e su questa tenacia, e su molto altro ancora, è costruito il fascino della Recherche, colossale romanzo-mondo – l'unico che l'autore abbia dato alle stampe – frutto di quindici anni di tormentata gestazione. Usciti a partire dal 1913, i sette libri che compongono, in un tutto unitario, la Recherche esplorano una moltitudine di temi: il senso del tempo, la memoria, il sogno, l'abitudine, il desiderio. E poi ancora la gelosia, il rapporto tra arte e realtà, l'interagire di rituali ed emozioni. Memorabili i personaggi che il lettore incontra tra queste pagine, dal Narratore, figura dai fortissimi tratti autobiografici, alle donne da lui amate, Gilberte e Albertine, fino a Odette e Swann, Bloch, Françoise, il barone di Charlus e la duchessa di Guermantes. Attorno al tema della memoria involontaria, le cosiddette "intermittenze del cuore" della celeberrima scena della madeleine, vive tutta la società francese dei decenni a cavallo del Novecento, quelli della vita di Proust, dalla sconfitta di Sedan agli anni delle avanguardie, passando per l'affaire Dreyfus e la Grande Guerra. E anche in questo suo essere specchio dei tempi e del tempo sta il miracolo irripetibile, o quanto meno irripetuto, della Recherche.

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